L’italiano della scienza. Clasio, I due susini

Attività didattica realizzata nell’a.s. 2014-2015 dalle classi 1E e 1F dell’ Istituto Comprensivo Scarperia - San Piero a Sieve - Scuola Secondaria di Primo grado


Il percorso didattico è iniziato con la lettura nelle due classi di una favola dell’illustre letterato di Scarperia, Clasio, al secolo Luigi Fiacchi, I due susini, che propone l'immagine di due alberelli, di cui uno subisce la potatura dell'esperto agricoltore, e l'altro vi si oppone caparbiamente. Il primo apparirà poi migliorato, mentre il secondo, che non ha accettato di essere modellato al momento giusto, resterà selvatico. I due susini corrispondono agli allievi fiduciosi del loro maestro e a quelli che vi si oppongono ritrosi e svogliati: questi ultimi, che non hanno voluto saperne di essere guidati, resteranno come sono, mentre i più diligenti susciteranno ammirazione e plauso.
L'argomento della favola ha offerto l'occasione di svolgere un'attività a classi parallele, coinvolgendo i docenti di Italiano, Scienze e Tecnica. Sono stati messi a confronto l'italiano letterario e il testo scientifico, secondo le indicazioni dei corsi dell'Accademia della Crusca per la scuola.



L'esercitazione si è articolata in diverse fasi:

  • una breve biografia dell'autore;
  • la lettura della favola in versi;
  • la comprensione e l'analisi del testo;
  • la parafrasi, eseguita dagli allievi, trascritta sulla LIM della classe e poi rivista dalle due professoresse di Italiano;
  • l'analisi metrica (divisione sillabica, schema delle rime, strofa) e retorica (similitudine, ripetizione di espressioni);
  • l'individuazione delle caratteristiche del genere letterario della favola;
  • l'individuazione della parte tecnico-descrittiva sull'innesto;
  • l'analisi del lessico specifico curata dall’insegnante di Scienze;
  • una lezione sull'innesto effettuata dall’insegnante di Tecnica;
  • la produzione di un disegno che lo illustrasse;
  • la proiezione di un filmato sull'innesto di una pianta da frutto;
  • la produzione di un testo tecnico-descrittivo sul procedimento dell'innesto presentato nel filmato.

I punti di forza del lavoro svolto sono stati:

  • le conoscenze pregresse degli allievi, molti dei quali, vivendo in campagna, hanno visto dal vivo un innesto o ne hanno sentito parlare;
  • l'evidente differenza di tipologia testuale tra la favola in versi e la descrizione tecnica dell'innesto;
  • il confronto tra il lessico poetico ottocentesco e i termini specifici del mondo agricolo;
  • i mezzi informatici e un tema legato alla tradizione rurale (Agri channel, la LIM, ecc.);
  • la consapevolezza di essere i destinatari del messaggio educativo della favola.

Responsabile dell’attività:
prof.ssa Eleonora Mammini, in collaborazione con i docenti Paola Esposito, Emanuela Pieri, Andrea Pini.

Hanno preso parte all’attività gli allievi:
Daniele Alexa, Marian Alexa, Elia Bagnoli, Tobia Baldini, Alessandro Barletti, Duccio Baroni, Martina Baroni, Federico Belli, Dario Bianchini, Marco Bini. Sara Bini, Irene Bonavolta Franco, Dalilah Botta, Elia Brigandì, Giovanni Bruscoli, Lorenzo Bugialli. Chiara Caccamo, Niccolò Cassai, Thomas Simone Coppini, Cristian Cozzolino, Maria Emilia David, Veronica Gagliardi, Artiom Giovannelli , Niccolò Gucci, Samanta Gucci, Sanie Hoxha, Louis Daniel Jugoo, Arturo Lio, Widar Lio, Edoardo Lompi, Massimo Luparini, Cristian Malavolti, Chiara Mancini, Ginan Mansour, Ayoub Marhaben, Vittoria Orlandi, Amelia Parigi, Matteo Poggi, Jessica Ragona, Asia Robertazzi, Martina Sabatini, Samuele Squarcini, Martina Tirinnanzi, Francesco Zanieri, Angela Zerini, Simone Zorn.


1. La vita

Luigi Fiacchi nasce a Scarperia il 4 giugno 1754: sulla facciata della casa natale sono posti una lapide e un busto che lo ricordano. Suo primo precettore è lo zio paterno, curato di Rupecanina.
Fiacchi viene ammesso al collegio per chierici eugeniani di Firenze e in seguito è ordinato sacerdote. Completa gli studi a Bologna, torna a Firenze dove insegna in collegio, finché il granduca Pietro Leopoldo lo nomina docente di matematica e filosofia nelle scuole Leopoldine.
Frequenta l’Accademia della Crusca, di cui è socio dal 1812, e la sua attività è illustrata sul sito.
Se si volesse conoscere qualcosa in più sulla vita e le opere di Luigi Fiacchi si può cercare fra i documenti dell'archivio storico dell’Accademia che conserva autografi, lezioni lette nelle adunate, spogli linguistici, varie edizioni dei suoi testi ed un ampio elogio funebre composto e letto da Ottaviano Targioni Tozzetti il 10 gennaio 1826.
Diventa presto precettore di nobili fanciulli; per loro scrive favole in versi, la cui prima edizione, firmata con lo pseudonimo di Clasio, il suo cognome alla greca, risale al 1795.
A questa ne segue un'altra, con un più ampio numero di favole, fino alle cento dell'edizione 1807.
In effetti le sue Favole in versi (pubblicate a partire dal 1795 e ristampate ed accresciute nelle edizioni del 1802 e 1807) sono, ancora oggi, i suoi testi più noti e, nella quinta edizione del Vocabolario della Crusca, si intenderà rendere omaggio al Fiacchi inserendo, alla voce bietta una citazione da I due susini.
Scrive poemetti religiosi e sonetti pastorali, di stile arcadico; compone un poema eroicomico, testi in latino e parafrasi di inni religiosi; si occupa di studi filologici e cura l'edizione di testi letterari, tra cui le opere di Lorenzo il Magnifico.
Il vivo interesse per Dante lo portò a fornire nuove lezioni e nuove interpretazioni di passi e lemmi, commentando, ad esempio, la voce sobbarcare di Purgatorio, VI, 135 in maniera difforme rispetto all’interpretazione data dagli stessi accademici. Tale voce sarà poi inserita anche negli spogli per la quinta edizione del Vocabolario della Crusca.
Muore a Firenze il 25 maggio 1825 ed è sepolto nella chiesa di Santa Maria del Carmine.


2. Le favole

Nella sua ricca ed erudita produzione letteraria, occupano un posto di rilievo le favole in versi: pensate per adolescenti del XVIII secolo, offrono ai lettori di oggi un insegnamento semplice, ma non scontato, in versi scorrevoli ed eleganti. L'origine di questo genere letterario è antichissima, comune a molti popoli. A scuola si studiano i favolisti più noti: il greco Esopo, il latino Fedro e il francese La Fontaine. Clasio si inserisce in questa tradizione letteraria, arricchendola di aspetti originali: l'ambientazione nella campagna mugellana, l'intento didattico e l'ispirazione cristiana.
La chiave di lettura delle favole di Clasio è il loro destinatario: gli studenti. Per ottenere l'attenzione dei suoi allievi, Clasio parte da episodi della vita quotidiana e dell'ambiente rurale. Il contesto delle favole tradizionali è vago, mitico: quello dei testi di Clasio è più definito, legato al paesaggio toscano. Mentre le favole classiche sono popolate dai più svariati animali, anche incompatibili tra loro nella realtà, qui compaiono le bestie più comuni della zona, le quali parlano, come le piante, anch'esse non generiche: lo spino, il susino, il melo, l'orno, la vite, il noce. La morale della favola non emette sentenze, non trancia giudizi; piuttosto ammonisce, esorta, previene.
Alcuni critici hanno scritto che le poesie di Clasio partecipano di quello stile arcadico che impera nel XVIII secolo; il che è vero, ma ciò che le riscatta da quella scrittura, talvolta affettata e artificiosa, è che esse nascono dalla conoscenza concreta, non solo letteraria, della vita dei campi; dall'osservazione quotidiana del paesaggio posto ai piedi del "gelido Appennino", dall'amore per quella sorta di Arcadia "vera" costituita dal Mugello della fine del Settecento; dalla funzione pragmatica dei testi, concreti strumenti di didattica formativa.


3. La lezione


Alle spalle delle fini favolette, troviamo una riflessione didattica ampia e articolata, che l'autore illustra nel 1803, in occasione della presentazione del suo libro a La Colombaria di Firenze.
Con questo discorso, intitolato Lezione sopra l'apologo, egli rivendica la dignità della scienza educativa, sottolineandone l'importanza a livello politico e sociale. I benefici effetti dell'istruzione sono tali da auspicare, dice il poeta, l'estensione dell'insegnamento a un vasto numero di giovani, per offrire loro i principi necessari a una vita sociale ordinata e pacifica. In un periodo ben lontano dalla scuola per tutti, Clasio inserisce il lavoro del precettore in una prospettiva più vasta.

«Non dee reputarsi pertanto di leggiera importanza tutto
ciò che riguarda la più estesa istruzione del popolo;
e gli stessi spiriti più sublimi [...] non dovrebbero riguardar
con disprezzo le minute elementari cognizioni che servono
di salubre pascolo al tenero animo dei fanciulli.»
(Luigi Clasio, Favole e sonetti pastorali, Casa editrice Guigoni,
Milano 1886, p. 3).



4. Il bestiario

A parte qualche debito nei confronti di Esopo e La Fontaine, quasi tutte le favole di Clasio nascono da un'idea originale. Rarissimi gli animali esotici (in: LIX, LXXI, XC); le storie sono popolate da bestie nostrali: conigli, tortore, vipere, grilli, topi, lontre, pipistrelli, falconi, asini e muli, bruchi, merli, ranocchi, botte e calderini, ma anche zanzare, tarli e tignole.
La campagna che fa da sfondo agli apologhi è bagnata da fiumi, torrenti e ruscelli (di mare non si parla) popolati da granchi e da pesci d'acqua dolce, mentre le sponde, ombreggiate dai salici, ospitano rospi e ranocchie. Molti di questi animali sono vittime della caccia degli uomini o degli scherzi crudeli dei ragazzacci, come si racconta nella favola XXII, sul "paretaio", o nella LX, sulla piattola cui un monello attacca "un moccolino ardente", o nella C, che descrive minuziosamente il "diavolaccio", uno strumento usato per far impigliare gli uccellini in una rete.
Sono usi e costumi del Mugello, che hanno resistito fin quasi ai giorni nostri, rievocati con la precisione di chi li ha osservati attentamente. Il realismo descrittivo è spesso intercalato da dotti riferimenti alla cultura classica, che non diminuiscono la freschezza narrativa dei testi, ma creano un legame tra l'Arcadia mitica e quella reale, tra gli autori del passato e gli scrittori del presente.


5. La didattica

La conoscenza parte dall'osservazione. Il Mugello, caratterizzato da ambienti molto diversificati (l'alta montagna e la valle, le sorgenti e le anse dei fiumi, le colline rigogliose e le radure spoglie) costituisce il repertorio di immagini cui Clasio attinge per i suoi apologhi. Dall'osservazione si passa alla riflessione sulla realtà che, dice Clasio, non sorge spontanea nella mente del fanciullo. Condurre l'allievo dall'osservazione alla riflessione, dalla percezione concreta alla conoscenza astratta è il cuore dell'esperienza didattica.

«Ma assuefatti fin dall'infanzia a concepire le cose
per mezzo degli organi sensori, noi sentiamo una
certa difficoltà a sollevarci a tutto ciò che, essendo
generalizzato dall'astrazione, non colpisce l'anima
nostra con l'evidenza dei sensi. [...]
Per diminuire siffatta difficoltà si adoperano non
di rado delle cose sensibili rappresentanti le astratte.
[...] La favola è appunto inventata per rendere più
sensibili, più intellegibili e più comunali
certe verità astratte.»
(op. cit., p. 11)

La favola, per Clasio, è dunque uno strumento didattico che consente di accompagnare gli allievi nel passaggio dall'osservazione del mondo sensibile alla riflessione su di esso. Clasio definisce la favola:


«Una finta azione di cose corporee che, espressa e dipinta
all'anima come se fosse presente, rende sensibile
e per conseguenza più chiara a forza della sua
somiglianza un'astratta verità morale.»
(op. cit., p. 12)


La realtà è al tempo stesso vicina e lontana rispetto al fanciullo. Vicina nella sua concretezza, remota nel suo significato, spesso imperscrutabile o addirittura minaccioso. L'apologo accompagna l'allievo lungo questo percorso di conoscenza; partendo da ciò che è noto, esso porta il lettore fino all'ignoto, che è il senso delle cose, sintetizzato in pochi versi, posti a inizio del testo o più spesso nella chiusa: la morale della favola.


6. La fede

Il messaggio cristiano dei testi non altera la leggerezza e la vivacità degli apologhi; talvolta occupa pochi versi (V, XXXIII, XXXIX, XLI, XLIX), più spesso è implicito. Per l'autore l'insegnamento cristiano si traduce in un habitus naturale, che si manifesta nei comportamenti corretti, nelle buone maniere, nel senso comune, nella prudenza, nella modestia, nei valori sociali della tolleranza e dell'amicizia (LV, LXI, LXX).
Il senso religioso delle favole va letto tra le righe: è nell'osservazione del creato, con la fiducia che esso significhi qualcosa. È soprattutto nella certezza che il compito dello scrittore, del pedagogo, del filologo, sia quello di aiutare il prossimo a decifrare il messaggio inviato da Dio: il testo fatto di cose, creature, eventi che chiamiamo realtà.



Approfondimenti

  • Vita di Clasio
  • La prof.ssa Pieri ha organizzato per le due classi prime una visita didattica a Casa d'Erci, museo della civiltà contadina, che fa parte del sistema museale della Comunità montana del Mugello. Qui gli allievi hanno visto antichi attrezzi agricoli, gli arnesi dei mestieri, gli strumenti delle tecniche agricole, tra cui l'innesto. Dopo questa visita, la prof. ssa ha spiegato la tecnica dell'innesto e ha chiesto agli allievi di descriverla con un disegno. Il sito web di Casa d'Erci: http://www.casaderci.it

Materiali relativi a I due susini:


Materiali degli alunni: