Massimo Arcangeli, La solitudine del punto esclamativo

Massimo Arcangeli, La solitudine del punto esclamativo, Milano, il Saggiatore, 2017, pp. 336


I segni grafici che utilizziamo ogni giorno hanno origini antiche e misteriose. Ci sono stati tramandati da pitture rupestri, iscrizioni precolombiane e papiri, poi dalle opere di filosofi, matematici e poeti; sono stati immortalati con l’inchiostro di un calamaio o di un torchio, fino alla loro comparsa sulle ingombranti tastiere delle prime telescriventi o dei computer e, oggi, sui touchscreen di tutti gli smartphone.

Ma come nasce una lettera? Come si è deciso che un punto nel bianco della pagina dovesse rappresentare una pausa lunga? Perché il cancelletto e la chiocciola sono diventati così importanti nelle nostre scritture quotidiane? E quali saranno i simboli del futuro? Impareremo a leggere e scrivere su Internet o ci sarà una rivoluzione nelle scuole?

Immergendosi nelle grandi opere del passato – tra le segrete numerologie della Divina Commedia, gli oracoli della Sibilla, gli acrostici di Napoleone – e perlustrando le più recenti tecnologie di comunicazione – come Facebook, Twitter e le innumerevoli chat – Massimo Arcangeli ricostruisce e interroga nella Solitudine del punto esclamativo secoli di profonde mutazioni nelle lingue di tutto il mondo.