Riccardo Gualdo, Introduzione ai linguaggi specialistici, Carocci Editore, Roma, 2021
Il titolo della premessa, Per un italiano serio semplice, dà immediatamente la misura di quello che è, per l’autore, l’obiettivo di questo libro: «Un ragionamento cristallino per ordine logico, elementare nella grammatica, lineare per sintassi e per coesione testuale, che ricorre al vocabolario fondamentale» e che, riprendendo un’idea di Francesco Sabatini, «dovrebbe essere l’obiettivo delle grandi agenzie, pubbliche e private, che controllano i canali dell’informazione».
Ma se Sabatini guarda essenzialmente all’italiano trasmesso, e a un auspicabile interazione tra linguaggio verbale e altri codici, Gualdo si riferisce soprattutto alla scrittura, alla buona scrittura specialistica, quando è rivolta alla didattica e alla divulgazione.
Partiamo allora dall’espressione linguaggi specialistici, che l’autore preferisce a lingue speciali: così, nel Capitolo 1, spiega la differenza, illustrando la fisionomia dei vari linguaggi specialistici (moltiplicatisi negli ultimi anni a causa dell’esasperata specializzazione e frantumazione del sapere) e i loro rapporti di scambio con la lingua comune. Nel medesimo capitolo ci paiono assai interessanti - soprattutto per gli insegnanti - il paragrafo sul modo in cui comunicano gli specialisti (variazione diafasica), quello relativo ai parlanti e agli scriventi (variazione diastratica), quello sulle forme testuali (registri, tipologie, generi), e quello sulla divulgazione didattica, sul comunicare cioè le scienze ai non scienziati.
Nel Capitolo 2, Alla ricerca di una lingua “perfetta”, l’autore si occupa del tema della «ricerca, da parte di scienziati e specialisti, di un codice di comunicazione unitario, che faciliti il dialogo tra i saperi e favorisca il progresso delle conoscenze», e della «descrizione di alcuni degli strumenti che concorrono a mettere ordine nel ricco insieme delle terminologie specialistiche, anche allo scopo di aiutare lo slancio per una comunicazione chiara e univoca».
Proseguendo, nel Capitolo 3, intitolato Il Vocabolario specialistico, viene affrontato il tema di come può cambiare una semplice frase passando dalla lingua comune a un linguaggio specialistico e si illustra come si formano i termini specialistici e come sono accolte le parole straniere (talvolta come prestiti, integrali o adattati, altre come calchi, tecnicismi che non sempre nella traduzione rispettano il significato originario).
Il Capitolo 4, dal titolo La sintassi e la testualità, parla del testo e dei suoi requisiti, tema anche questo particolarmente stimolante per i docenti che lo affrontano nella quotidianità didattica. L’autore, infatti, illustra argomenti attualissimi come la coerenza e la coesione; elenca i tratti sintattici più tipici dei linguaggi specialistici quali la nominalizzazione, il depotenziamento del verbo, il passivo impersonale, la valenza e gli argomenti; si sofferma sui tratti di testualità più diffusi nei testi rivolti agli specialisti come la progressione tematica. Infine, nel paragrafo sulla pragmatica, si concentra sugli effetti che il contesto produce sulla lingua e su come può essere usato lo strumento linguistico per agire sulla realtà.
Il tema dei linguaggi specialistici, molto dibattuto nel mondo della scuola, insieme alle altre questioni affrontate nel libro, possono essere davvero utili nell’offrire agli insegnanti un concreto aiuto nella pratica didattica, anche al fine di far comprendere le informazioni di natura specialistica nei libri di testo di storia, geografia e scienze.